Confessioni di un ladro di skills
Sono stato fortunato, lo confesso. Nella mia carriera ho avuto sorte favorevole quando, oramai oltre 15 anni fa, conobbi la figura professionalmente (e fisicamente) ingombrante di Yuri.
Yuri è uno sviluppatore web e sistemista di origine ucraina. Lavoravamo per la stessa azienda: lui da remoto, dalla sua casa nei dintorni di Kiev, uno smart worker ante litteram; io raggiungevo l’ufficio tutti i giorni, qui in Italia, nella calante provincia casertana. Per il sottoscritto era un riferimento, un orientamento. Era uno specialista, come si dice. Io, invece, un giovane studente informatico, appassionato e parzialmente nerd, con un contratto da stagista da meno di 400 € al mese, interessato ad imparare. Non c’era storia e – spoiler! – non c’è mai stata.
Quando le cose da fare erano tante, quando era assente o quando non aveva voglia di farlo di persona, mi permetteva di mettere mano al suo codice. Io rattoppavo, arrangiavo cuciture da due lire; successivamente lui ci ritornava e ricamava. In quelle occasioni spiavo tutto: le sue logiche, gli approcci, le strutture, i paradigmi, i commenti. Analizzavo la semplicità delle mie soluzioni e studiavo le sue correzioni. Lui migliorava il software e migliorava me. Non lasciavo scappar niente, prendevo anche i punti e virgola.
Venne poi a trovarci in Italia, qualche mese più tardi. Stette con noi tre mesi. Catturai altro ancora: sistemi, configurazioni, architetture, software. Poi volò in Nordamerica e fondò una software house insieme ad altri. Non so come sia andata a finire, ne ho perso i contatti.
Io non credo, onestamente e senza falsa modestia, che i miei collaboratori siano stati fortunati quanto lo sia stato io, né sono certo che siano riusciti ad acquisire l’esperienza, la competenza e la professionalità che ho portato via a piene mani dalla condivisione delle attività aziendali con il mio ex collega. Me lo auguro, ne sarei orgoglioso, ma ho i miei dubbi.
La formazione è fondamentale. È il fondamento di qualsiasi competenza, appunto, e ne costituisce la base: il vertice è però aggiornamento ed esperienza. Studiare il lavoro e i metodi di chi ne sa, applicarli e personalizzarli, correggerli - che niente è perfetto - per migliorarsi e saperne di più, è essenziale.
Rubare il mestiere è imprescindibile e, a differenza di qualsiasi altra trasgressione, rende superflua la penitenza.