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Fare tardi, un problema che sembra un merito

I nostri uffici chiudono alle 18. Non è un ammonimento ai clienti poco tempestivi, né un manifesto di scarsa produttività: l’azienda ha deciso di chiudere alle 18 perché prima del lavoro, prima dei progetti e delle attività da svolgere, c’è tanto del resto.

Non abbiamo molte regole né consuetudini troppo rigide. A dire il vero, nemmeno questa abitudine riusciamo a rispettare fedelmente: ci piace essere disponibili, via cellulare o e-mail, anche dopo l’orario di attivazione della segreteria telefonica. Ma quello della chiusura è un cardine: il congiungimento di ogni singolarità con l’eccezionalità della propria personalissima vita privata. Con la famiglia, con le passioni, con gli hobby, con l’ozio. Chiudiamo alle 18 perché se chiudessimo più tardi non ne resterebbe abbastanza per sentirne la mancanza.

E poi ne siamo convinti: non è necessario lavorare dieci ore al giorno per essere produttivi. Se bene organizzati, se gli obiettivi e gli strumenti sono delineati e chiari, otto ore al giorno sonno assolutamente sufficienti. E farne oltre, oltrepassare costantemente il confine della giornata in ufficio, non aiuta la produttività, non migliora la qualità del lavoro, non restituisce l’investimento di tempo, non rende il gusto servizio al cliente e non favorisce l’umanità e la serenità di un gruppo di lavoro. Tardare ogni giorno, imprescindibilmente, per completare attività che altrimenti non si potrebbero concludere, è un problema aziendale e di gestione del lavoro del team, non un moto di orgoglio. È una mancanza, non una virtù.

Lavoriamo ogni giorno affiancando i nostri clienti nel miglioramento della descrizione e della percezione visiva, funzionale e interattiva della propria brand. Lo facciamo con progetti di consulenza, comunicativi e tecnici, determinati e specificati con cura e riguardo, monitorati con zelo e flessibilità. Predisponiamo il lavoro affinché possa svolgersi senza troppe increspature, rispettando caos e armonie. Lo facciamo per i clienti, per presentare un piano di lavoro efficiente e concludente, ma lo facciamo anche per il nostro team, affinché possa prepararsi, organizzarsi, coordinarsi, migliorarsi e divertirsi - che non ci piace la noia. E lo facciamo soprattutto affinché a fine giornata ognuno, entro i termini della propria sfera di produttività, possa spegnere il PC e dedicarsi.

Dedicare tempo a se stessi è il carburante naturale per la produttività. Scegliere di organizzare il lavoro affinché manager, collaboratori e partner possano realizzare anche propositi privati è una condizione caposaldo. Lavorare oltre le otto ore giornaliere e non averne abbastanza per tornare in ufficio senza la giusta carica creativa è un fallimento per il dipendente, per l’azienda, per il team manager e per il progetto del cliente. Perdono tutti, e non ne resta né in buon umore, né in efficienza, né in affari.

Organizzare scrupolosamente il lavoro, progettare coerentemente le attività, rispettarne le deadline e i vincoli è fondamentale per poter chiudere in orario la porta dell’ufficio con soddisfazione e attendere con entusiasmo il prossimo giorno lavorativo. Significa che c’è vita.