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Che è una meraviglia

Non pubblico spesso. Non perché non mi piaccia farlo o perché non ne abbia voglia. Non lo faccio perché pubblicare due righe, anche solo due righe, è faticoso in termini di produttività. Significa che ho assorbito una riflessione, che ho maturato il modo di comunicarla e soprattutto che ho avuto – durante interminabili giornate dove lavoro e vita si intrecciano senza requie – il tempo per sintetizzarla, scriverla e rifinirla. A prescindere dai numeri, da chi lo leggerà o dalla validità del messaggio: pubblicare un post è impegnativo. Ma proprio perché oneroso in termini di impegno quotidiano, è una cosa che trovo di una soddisfazione inesprimibile. È una promessa facile da mancare, ma se mantenuta, appaga che è una meraviglia.

Questo mio piccolo piacere Tobias Van Schneider lo ha esteso, sviluppando anche motivazioni più pratiche relative alla proprietà dei contenuti, al miglioramento del proprio lavoro e all’immagine che si dà di se stessi, in questa lettera d’amore al proprio sito web. Ne vale la pena.

Essere proprietario del mio sito web significa che mi preoccupo di quello che faccio oltre a timbrare il cartellino o incassare la busta paga. Dimostra che sono orgoglioso di quello che creo. Se i miei gusti o il mio lavoro o il settore evolve, ho il potere di rifletterlo sul mio portfolio. Se lancio un nuovo progetto, il mio primo pensiero è quello di pubblicarlo nella mia homepage. Con questo blog, posso scrivere articoli che si riconnettono direttamente a me e al mio sito. I social media sono un bel modo per estendere la reach, ma tutto punta a vanschneider.com. È l’unico link che do alle persone che chiedono di me e del mio lavoro, invece dell’URL di una piattaforma o di un social media che non possiedo. Il mio sito è il piccolo posto che ho scavato per me stesso sul world wide web. È mio.