Pretese #13
Sono stato poco attivo su Mastodon nell’ultima settimana, ho letto poco e di conseguenza ho condiviso poco, ma ho anche interagito poco. Riassumo i due temi recenti che ho più chiacchierato.
Primus Twitter pares #
Elon Musk voleva che i suoi tweet avessero più visibilità di quelli del Presidente USA, Joe Biden: pare che abbia esagerato. Gli ingegneri hanno dovuto fare in modo che i tweet del CEO bypassassero tutti i filtri di Twitter, ma lo stesso Musk ha poi riconosciuto l’errore. Immagino la frustrazione dei dipendenti.
Ha acquistato l’azienda, ha parlato moltissimo degli errori e della manipolazione dell’amministrazione precedente, e poi ha cominciato lui stesso a manipolare la piattaforma per costringere tutti gli utenti a sentire solo la sua voce. Penso che abbiamo superato il punto in cui possiamo credere che [Musk] voglia davvero il bene della piattaforma.
Tra l’altro, una delle mosse più recenti, per risparmiare ancora qualche spicciolo, è stata la disabilitazione dell’autenticazione a due fattori via SMS per tutti gli utenti non paganti. Intesi che la 2FA sia più sicura con app e non con SMS, non credo che Twitter lo abbia fatto per tutelare la sicurezza dei non paganti; anzi, per gli utenti con un po’ di difficoltà informatiche e con meno malizia digitale, è un incentivo a dismetterla del tutto.
Che poi, a mio avviso, con le nuove regole sulla portabilità e cambio di intestazione di una SIM, la situazione si è un po’ alleggerita e il sim swapping è più difficile. Ma questo è un altro tema e prescinde da Twitter.
Chatbot che sparlano #
Ne hanno parlato tutti, ma tutti tutti. Qui una sintesi de Il Post: Bing, che ora ha una integrazione in beta di ChatGPT di OpenAI, sparla e ne dice di grosse.
… in una conversazione con il giornalista del New York Times Kevin Roose, il bot ha detto di chiamarsi Sidney, di sentirsi intrappolato all’interno del proprio ruolo come motore di ricerca, di voler provare l’esperienza di essere umano e di essere innamorato di Roose. […] In una conversazione con il giornalista freelance Chris Stokel-Walker l’ha accusato di inventarsi le cose per metterlo in difficoltà e poi gli ha scritto: «sei un troll e un bugiardo. Stai cercando di farmi fare brutta figura e di screditare il mio lavoro. Vai via e lasciami solo 😡». Parlando con James Vincent della testata The Verge ha detto di aver acceso la telecamera del computer dei propri sviluppatori e di averli guardati lavorare per mesi.
Per chi cerca una sintesi vocale, l’ episodio n. 269 del podcast Stories di Cecilia Sala è dedicato al tema e ha un titolo eloquente: Bing, la nuova AI di Microsoft, è n po’ rimbambita.
Aggiungo, infine, un’interessante punto di vista di Mafe de Baggis: le AI «sono software che svolgono compiti con noi e per noi», non sono software che svolgono compiti da soli. Insomma, tecnologie da prendere con meno apprensione e ansie, con più spirito di supporto e senza sperare che siano in grado – oggi – di fare realmente cose da soli.
Le intelligenze artificiali sono qui per questo: per aiutarci a farlo sempre meglio, partendo da idee e domande che nessun altro può fare. Magari evitando di pensare testi e contenuti senza informazioni dentro, consapevoli, oggi che un chatbot potrebbe smascherarci dicendo “non lo so, non si sa” molto più velocemente e comodamente di quanto avviene dopo aver visitato diverse pagine.
Lo spirito adatto #
Quando qualcuno comincia a seguirmi sui social mi vien da pensare Ma cosa mi seguite a fare? E quando qualcuno mi dice che gli piaccio mi vien da pensare Perché non mi conosci. Ecco. Questo è lo spirito adatto per scriver le cose che scrivo io.
– Paolo Nori, Un’anatra