So cosa ti serve
Sono attento alla mia privacy ma senza esserne inquieto, non mi sento un perseguitato e utilizzo con attenzione – e a volte, lo ammetto, con leggerezza – anche dispositivi di cui so bene che raschiano informazioni private per distribuirle alle società che li hanno prodotti. Ho qualche smart speaker Google, un paio di Echo Dot di Amazon e, tra le altre poche cose, un’aspirapolvere Roborock, società dell’ecosistema Xiaomi. Si chiama Samantha1, la mia aspirapolvere.
Samantha colloquia serenamente con gli assistenti vocali con i quali è collegata: questo ci permette di richiamare la pulizia da praticamente qualsiasi stanza e indirizzarla al lavoro da compiere senza usare il cellulare. Comodo. Come tutte le cose per le quali, evidentemente, cediamo parti della nostre abitudini sensibili e dati privati: comode. E francamente, non ne potremmo più fare a meno. Al diavolo la privacy.
Samantha è succube di Alexa, si conoscono da poco ma quest’ultima la comanda senza ritegno. Le ordina di pulire a destra e a manca fornendo una richiesta ai suoi server e restituendoci sempre una risposta adeguata: «avvio Samantha nella camera da letto», ci dice. E Samantha parte. Lo fa anche l’Assistente di Google: la risposta è simile, il servizio migliore, ma Google si ferma lì, al comando; Amazon, invece, mi manda anche delle email.
Ricevi questo messaggio perché hai collegato Samantha ad Alexa il –/–/21. Alexa ha notato che dovrai acquistare Spazzole Laterali presto, in base all’utilizzo di Samantha. Su Amazon puoi visualizzare i prodotti compatibili con il tuo dispositivo. Oppure, puoi impostare riordini smart per ricevere la tua scelta automaticamente.
Ho scoperto che su Amazon ci sono delle impostazioni dell’aspirapolvere nelle quali sono riportati anche i valori monitorati su usura di spazzole e filtri. Ho scoperto, inoltre, che posso disabilitare queste email, che però non sapevo fossero abilitate. Ho trovato, infine, un link per accedervi, ma non l’elenco dei dispositivi monitorati né una pagina cui si fa riferimento a questa gestione. Certamente è scritto tutto nei termini di servizi e nella privacy policy che ho sottoscritto senza leggere.
Intanto però c’ha ragione, le spazzole mi servono.
Niente pregiudizi di genere: il nome è stato deciso con la mia compagna e con mia figlia, mi posso dire quindi esonerato dal dovermi difendere a riguardo. ↩︎