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Viaggiare, musica ascoltata

Sono di indole interessata e, facendo colloqui dove di tecnico si è già detto tutto, non nascondo che curiosare nel curriculum in cerca di minuzie sulle quali approfondire con qualche domanda è una pratica che mi diverte. Mi piace mettere a proprio agio la candidata o il candidato facendoci strada tra i vicoli del loro percorso, passeggiando tra gli hobby e le passioni, per poi riprendere in un secondo tempo il sentiero delle esperienze di lavoro.

Credo che lo scambio generi più trasparenza e coinvolgimento, e crei un’empatia ben diversa dalle classiche “raccontami la tua giornata tipo” o “perché stai cambiando azienda”.

Sembra però che ora debba starci attento, perché quella di approfondire le proprie passioni nel CV e dimostrare entusiasmo pare sia diventata una strategia per mascherare incompetenza.

La moda della passione sembra avere un suo perché. Per un dipendente è sicuramente meglio essere entusiasta. In genere le persone preferiscono fare qualcosa che gli piace, e le aziende vogliono una manodopera impegnata e motivata. La passione però può anche distorcere il giudizio. L’insidia più evidente sta nel rischio di premiare l’impegno invece della competenza.