A disposizione
In molti, in parecchi, soprattutto tra i brizzolati, ma succede anche coi giovani, forse lo fai anche tu, in parecchi quando salutano in una e-mail, in chiusura, chiudono con un «resto a disposizione». Cioè in molti, in parecchi, magari anche tu quando ti congedi, vi assestate in uno stato di sospensione, di cessione temporale di voi stessi in attesa che qualcuno, il destinatario, possa usarvi in maniera libera.
Rimanere «a disposizione» è un saluto che sottomette, che pone in una posizione di aspettativa, di allerta per un ordine da ricevere, di totale dipendenza. Tu non sei a disposizione: sei disponibile. Né a lavoro, né nella vita personale.
Sei «disponibile» perché lavori bene, perché dai supporto, perché ti dedichi, perché ti fai in quattro, perché fai il tuo dovere, ma sei «a disposizione» di nessuno e, soprattutto, non ci rimani.
Il modo in cui saluti e con cui usi le parole è esattamente il modo con cui tu e la tua disponibilità venite colti dagli interlocutori: sforzati di cambiarlo.
Se sei a disposizione, se ne approfittano.
Se sei disponibile, ti rispettano per ciò che fai.