Verde Caivano
Abito a tre chilometri e mezzo dal Parco Verde di Caivano, proseguendo verso Caserta. Ci abito da quarant’anni. Nel rione non ci sono mai entrato ma sono passato centinaia di volte sul « viale a scorrimento veloce che consente di girargli attorno senza attraversarlo». A Caivano mia madre c’ha insegnato e alcuni cugini ci sono cresciuti; c’era un teatro, a Caivano, dove ho visto spettacoli e concerti.
A Caivano c’era anche una piscina, nel centro sportivo dove sono avvenuti gli abusi di qualche settimana fa, piscina che ho frequentato per qualche mese e dove la mia compagna c’ha nuotato fino all’ottavo di gravidanza. Questa piscina, che oggi assomiglia all’interno di una moschea bombardata di Baghdad.
È così dalla fine di agosto, quando il governo ha inviato 400 carabinieri, finanzieri e poliziotti a presidiare il quartiere dopo la denuncia di violenze sessuali su due ragazzine di 11 e 12 anni che si ripetevano da due mesi all’interno del Delphinia, un centro sportivo abbandonato. «È iniziata l’operazione di bonifica», ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni annunciando l’operazione, denominata “alto impatto”.
Oggi, scrive Il Post, le piazze di spaccio non ci sono più e che «ora si può passeggiare tra i viali ed entrare nei palazzi senza timore di essere fermati dalle guardie della camorra». Non lo so, se è vero. E non lo so, se lo fosse, se è una cosa che funzionerà.
La mia invidia e la mia stima sono tutte indirizzate verso le associazioni che si battono per dare dignità al quartiere e una seconda chance ai bambini e ai ragazzi del posto. Io, in franchezza, vorrei solo andar via da qui.