Pensa semplice, o morirai
Se ne andò senza neanche salutare, perché spesso gli uomini che hanno i coglioni per andarsene non li hanno poi per dire grazie, o semplicemente addio.
Da qualche giorno ho terminato la lettura di Abel, l’ultimo libro di Baricco. Mi aveva incuriosito l’intervista di qualche settimana fa, che poi era un’intervista che serviva proprio a incuriosire. Io ci sono cascato ma, tutto sommato, penso di esserci cascato bene.
C’erano anche i selvaggi, ovviamente. Faccio fatica a parlarne. Da noi si chiamavano Absaroka, o Makah. E c’erano sulla costa i Nootka. Non ci passava nemmeno per la testa che fossero umani. Ci volle del tempo. Erano parte dell’Intatto, del suo sperma. Come i cervi, le aquile o i lupi. Animali, li abbattevamo. Bestie feroci, ci abbattevano.
È una storia di per sé molto breve, è un pasto unico ben bilanciato e ricco di contorno. Sarebbe da mangiare tutto in un boccone se non fosse per la polvere, tutta quella polvere e quel puzzo di pistola esplosa e ancora fumante che, vorrei ben vedere, un po’ te la fanno passare, la fame.
Se avesse detto qualcosa, ora so, avrebbe detto che se spari non ti puoi concedere di andare dietro a certe idee. Pensa semplice, o morirai.
Mi è piaciuto parecchio e un po’ me lo aspettavo, che mi sarebbe piaciuto. La cosa non mi ha rovinato la gioia di leggerlo, ma mi ha tenuto un po’ in ansia perché vuoi vedere che poi magari non mi piace? E invece mi è piaciuto. Non è il capolavoro, sia chiaro, è Novecento ma in un’altra parte e in un altro momento, con una pistola al posto del pianoforte. E poesia a perdita d’occhio. È sazietà.
Lì per lì non trovai nulla da aggiungere. In ogni caso finì tutto in una grande bevuta – di solito finisce così, nell’Ovest, tutto quello che non riesce a finire.
— Abel, Alessandro Baricco – 2023. Feltrinelli Editore.