Secondo me
Quando scrivo ripeto spesso il pessimo vizio di usare inflessioni tipo “a mio avviso”, “secondo me”, “a mio parere” o, quasi come a soggiogare me stesso, “a mio modesto parere”. Lo faccio in maniera inconscia, quasi una genuflessione all’esposizione chiara di un mio pensiero, un ammorbidimento di un giudizio che involontariamente temo possa apparire troppo dirompente.
Mi rendo conto che, come nota pure Chris Coyier sul suo blog, queste aperture sono solo uno scudo, oltre che una cattiva abitudine, e indeboliscono quello che stiamo cercando di dire.
Obviously you think. You’re writing it. Obviously it’s your opinion. You’re writing it. Obviously some might disagree. It’s the internet. You don’t have to write it.
Nel momento in cui sto esponendo un pensiero, scritto od orale che sia, sto parlando io: è già una visione personale, un parere esclusivo, e nel momento in cui lo sto sottoponendo pubblicamente è già tutt’altro che modesto. Se avessi un minimo di pudore lo terrei per me.
Non c’è bisogno di rafforzare, di evidenziare: se sto esibendo, non c’è scudo che possa ripararmi. Quel che è scritto è fatto.
Devo farci meglio caso, secondo me.