Dove sta di casa
Uno dei canti partigiani che più adoro e che ascolto ogni anno, come una liturgia, sempre con enorme gusto, sia per ciò che ricorda che per come lo fa, è Festa d’aprile, un brano di Sergio Liberovici e Franco Antonicelli che, nel 1948, lo scrivono elaborando i testi degli stornelli che venivano mandati in onda dall’emittente partigiana Radio Libertà.
Ho sempre amato la sagacia, l’ironia e l’allegria con la quale il brano perculava gli squadristi che, non lo so, ma è sempre stata una mia idea un po’ laterale, che secondo me nemmeno la capivano. E forse, nel grigio delle loro stanze, forse non la capiscono nemmeno oggi. E non perché sono stupidi, oddio, non lo so, non per quello, o almeno non solo, è solo che loro il genio non lo sanno nemmeno, dove sta di casa.
È già da qualche tempo che i nostri fascisti si fan vedere poco e sempre più tristi, hanno capito forse, se non son proprio tonti, che sta arrivare la resa dei conti.
Nera camicia nera, che noi abbiam lavata, non sei di marca buona, ti sei ritirata; si sa, la moda cambia quasi ogni mese, ora per il fascista s’addice il borghese.
Quando un repubblichino omaggia un germano alza il braccio destro al saluto romano. ma se per caso incontra partigiani per salutare alza entrambe le mani.
In queste settimane, miei cari tedeschi, maturano le nespole persino sui peschi; l’amato Duce e il Führer ci davano per morti ma noi partigiani siam sempre risorti.
Ma è già da qualche tempo che i nostri fascisti si fan vedere spesso, e non certo tristi; forse non han capito, e sono proprio tonti, che sta per arrivare la resa dei conti.
Evviva i partigiani.
Forza che è giunta l’ora, infuria la battaglia per conquistare la pace, per liberare l’Italia; scendiamo giù dai monti a colpi di fucile; evviva i partigiani! È festa d’Aprile.
Qui la versione degli Yo Yo Mundi, e qui quella dei Gang, che a me piace molto di più e dalla quale si respira tutta la goliardia, la rivalsa, la lotta, la festa e la resistenza.
Buon 25 aprile.