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La rivincita del mare

Sono nato vicino al mare. Ho vissuto vicino al mare. Non vicinissimo, tant’è vero che non ci andavo spesso e non ci vado spesso tuttora. Ma non ci disto più di trenta minuti d’auto. Il mare che ho vicino casa è un mare brutto, deturpato, mortificato dalla poca attenzione di tutti i coinvolti: comuni, imprenditori edili, balneari, cittadini. Un mare con una spiaggia lunga e larga, almeno com’è nei miei ricordi. Una costa che poteva essere valorizzata e che invece è stata stuprata, sfruttata e abbandonata.

Ora il mare, purtroppo, si sta prendendo la sua rivincita.

Secondo un rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), in Italia 841 chilometri di costa sono «in erosione». Vuol dire che vengono lentamente consumati dall’aumento del livello del mare, che per gli esperti è provocato dall’espansione termica dell’acqua dovuta all’aumento delle temperature medie e dallo scioglimento dei ghiacciai, e da attività umane come l’estrazione di sabbia negli alvei dei fiumi, la costruzione di dighe, di porti e di opere di difesa costiera come moli e scogliere frangiflutti che bloccano i sedimenti. La Campania è una delle regioni ritenute più a rischio. Su 224 chilometri di spiagge, secondo Legambiente 46 sono «in erosione». Buona parte di queste si trovano sul litorale casertano, in particolare a Castel Volturno, che ha 25 chilometri di costa bassa e sabbiosa. Qui, nel giro di cinquant’anni il mare è avanzato in alcuni punti fino a 700 metri, stravolgendo la geografia dei luoghi.