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Il web lo fanno le persone

Google ha presentato una nuova esperienza di ricerca basata sulla sua intelligenza artificiale generativa, Gemini, capace di fornire singole risposte nel motore di ricerca ed evitare la vista e la navigazione in più pagine web.

Niente di particolarmente nuovo sotto il sole: lo fa già Bing, Arc, Brave e certamente qualcun altro che adesso ignoro, ma Search Generative Experience promette di apparire come primo risultato a un miliardo di utenti entro la fine di quest’anno: con Google, quindi, cambiano le numeriche e si amplifica enormemente l’adozione del sistema di sintesi.

Google romperà il web. Non favorendo la navigazione sui siti di grandi e piccoli editori, di blogger e di creatori, ma decidendo di cercare al posto dell’utente e di proporgli un riassunto dei contenuti che ritiene validi, l’azienda rischia di cancellare il web per come lo conosciamo. Tralascio il traffico che non indirizzerà verso contenitori di passioni (blog, principalmente): il disastro avverrà per chi col web ci lavora, magari vende prodotti o offre servizi. Meno surfing sulle proprie pagine significa, banalmente, meno opportunità. A meno di pagare inserzioni, chiaramente.

Come evitare tutto questo? Abituati all’utilizzo di motori di ricerca alternativi come DuckDuckGo ma, soprattutto, stringi relazioni, avvantaggia le connessioni umane, scrivi e-mail personali e comunica su piattaforme indipendenti per favorire un web aperto e condiviso.

Il web lo fanno le persone. Ognuno facesse la propria parte per restare libero di essere trovato.