Onboarding fastidiosi
Con il suo più recente annuncio, Microsoft ha introdotto gli agenti Copilot, dei modelli di AI che possono agire come fossero dipendenti virtuali e svolgere compiti in maniera automatica.
Immagina di essere un nuovo assunto. Un Copilot proattivo ti accoglie, ragiona sui dati HR e risponde alle tue domande, ti presenta il tuo compagno, ti dà la formazione e le scadenze, ti aiuta con i moduli e organizza la tua prima settimana di riunioni. Ora, le risorse umane e i dipendenti possono lavorare sulle loro normali attività, senza il fastidio dell’amministrazione.
Non metto in dubbio che uno strumento di assistenza in grado di anticipare i problemi e le azioni da svolgere, e che sia pure capace di realizzarle, è un supporto enorme per aziende e dipendenti — al netto di tutti i problemi etici e occupazionali che si possono immaginare. Ma io, non lo so, fossi stato in Microsoft avrei usato un altro esempio, per fare un esempio.
A me fare l’onboarding di un nuovo assunto, presentargli il team, rispondere in prima persona a tutte le sue domande e fornirgli gli strumenti per poter lavorare comodo, sicuro e in maniera organizzata, piace.
Le risorse umane hanno molto lavoro da fare, così come i responsabili del nuovo arrivato, dice Microsoft, ma l’inserimento di una nuova risorsa in azienda demandata totalmente a un assistente artificiale fa perdere umanità e dignità alla nuova integrazione, sfavorendo il rapporto umano che dovrebbe essere alla base di una relazione di lavoro.
Parlo per un’azienda come la nostra, piccola e con un forte spirito comunitario e capisco che non è così ovunque, ma in linea generale, se non sei una corporation, forse è sempre meglio una stretta di mano, un caffè e qualche battuta, che un bot che ti pianifica appuntamenti, scadenze e documenti da firmare.
Un nuovo ingresso è un momento prezioso e non può essere considerato un fastidio. Nemmeno da Microsoft.