Discarica per i sentimenti
Il journaling è, per me, una pratica del tutto atipica se confrontata con le possibilità che i diari digitali mettono a disposizione dei tenutari. Il mio diario è uno svuota-tasche. Ci lascio dentro cose successe e raccontate a un me stesso che non mi conosce. È una discarica di sentimenti, emozioni, rabbie, delusioni, riflessioni personali e vita vissuta. È un cassetto che non so se riaprirò in futuro.
Questo è il motivo per cui non mi piace e non mi curo di avere un diario che mi ripresenti vecchie cose che ho scritto. Mi si riproporrebbero, come coi peperoni. A stento rileggo le cose scritte sul blog, che è pubblico e dovrei.
Ciò che scrivo è uno sfogo, pura follia, flusso di coscienza netto e crudo. Mi piace tenerne una copia ma, francamente, non ho ancora capito cosa farne: potrei decidere di scrivere su carta straccia e cestinarla subito dopo aver terminato, ma sono pigro e solitamente scrivo a letto e sullo smartphone.
Scrivo, che è il mio stimolo e il mio fine. Rileggere ciò che ho scritto è un valore aggiunto. Non so nemmeno se sia un valore, in realtà: è un’opzione che potrei tenere in considerazione ma che non è detto accada. Finora mai.
Scrivo per perdermi, non per ritrovarmi.
Ed è per questo che ho abbandonato qualsiasi app di journaling e ho iniziato a registrate tutto su un’app di note.
E ho scelto Bear come discarica per la mia mente.