Skip to main content
  1. Language/

italian

2021


Alla fine si può immaginare

In uno dei miei viaggi per raggiungere il lavoro, nel viaggio da 800 km in un treno pieno e senza distanziamento, in un treno dove i posti vuoti erano pochi, in questo treno all’altezza di Firenze è salito un ragazzo, un ragazzo africano visibilmente malmesso, un ragazzo con evidenti difficoltà economiche, un ragazzo povero, si può dire povero? Questo ragazzo povero è salito sul treno e si è seduto e non aveva il biglietto, né aveva il Green Pass. Aveva bisogno di viaggiare.

Chances

Quando gioco con mia figlia succede spesso che quando perde, per esempio quando giochiamo a lanciare una trottola e la fa cadere subito, che gira nemmeno un poco, succede che io le dica che era una prova, che quello non era mica un tiro valido per la partita, e che ora, adesso sì, è la volta buona, il tiro ufficiale, quello definitivo, che deve concentrarsi. E lei si concentra.

Il confine

Io non lo so, se sono fortunato ad andare a lavoro. Cioè io, per raggiungere il luogo di lavoro, io percorro 8 o 800 km a settimane alterne. Ci sono giorni, quindi, che in dieci minuti son già coi piedi sotto la scrivania e giorni, invece, che faccio almeno sei ore tra auto, e treno, e taxi, e gambe. In entrambi i casi, pensavo, non rientro nel tempo ideale per raggiungere l’ufficio. Perché dice che c’è, un tempo ideale: 16 minuti tra casa e lavoro. E io sto o a un po’ meno o a troppo in più.

A sbagliare son vitamine

C’era una vignetta, su una t-shirt di quando ero ragazzo, una vignetta sulla quale era disegnato un bradipo, o un animale del genere, disteso sul letto, spanciato, sbracciato, con la lingua di fuori, se non ricordo male, e una gamba pure, che scivolava giù dal letto, e sotto al disegno del bradipo c’era una scritta che diceva di esser pigri, con enfasi, di esser pigri ché se non si fa niente non si fa niente di male. Ne ho fatto un mantra, per un po’.

Coso

Conoscevo uno, un amico, un adulatore, uno che gli piaceva far piacere, uno che salutava con un sorriso, con una battuta, con un complimento, che si scherniva, pur di far piacere, che si faceva piccolo, per adulare. Uno finto, glielo leggevi in faccia, che era finto. Uno che però piaceva, perché i sorrisi, e le battute, e i complimenti, e il sentirsi migliori dell’interlocutore, il sentirsi più grandi, sono cose che fanno piacere, ti migliorano la conversazione, ti fanno sentire meglio, anche se non erano veri, quei sorrisi, quei complimenti, quello schernirsi. Era fascinoso, ma non era sincero. Non era nemmeno un amico, a pensarci bene. Era uno superfluo.

Intanto decidi

Reagire adeguatamente a una situazione è una caratteristica umana e saper valutare le conseguenze di una reazione sproporzionata è fondamentale.

Adesso state fermi

Io non lo so se voi sapete vagliare in autonomia le fonti di informazione o se cascate come pere cotte su qualsiasi bufala lèggiate, non lo so mica, voi sì. E non lo so se sapete che i social network, tutti i social network, anche quelli dove ci mandiamo solo i messaggini e non c’è pubblicità, anche quelli, tutti sono progettati per massimizzare la redditività delle aziende che li gestiscono, non per il nostro benessere, non lo so mica se lo sapete, se ne siete consapevoli.

Porsi il problema

Il Garante per la protezione dei dati personali ha bloccato l’utilizzo di SARI (Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini) Real Time, un sistema di riconoscimento facciale in forza alla Polizia di Stato e capace di riconoscere i dati biometrici di una persona confrontandoli con un vasto database posseduto dalle forze dell’ordine. Si applicherebbe un trattamento automatizzato su larga scala non autorizzato: conclusione legittima, oltre che scontata.

Un buon programmatore è elegante e conciso

All’epoca le capacità della maggior parte dei computer erano molto limitate. La memoria dell’Ibm 704 poteva contenere solo quattromila parole. Un buon programmatore era elegante e conciso, non usava mai una parola di troppo. Erano poeti dei bit. “Era come lavorare con una serie di rompicapi logici”, racconta Wilkes. “Sono ancora molto pignola e precisa. Fino all’eccesso. Noto ogni minimo dettaglio”.

Combattere il virus combattendo paura e ignoranza

Questo articolo di Gina Kolata è stato tradotto e pubblicato su Internazionale lo scorso maggio 2020. È invecchiato di un anno ma ha anticipato quello che sta accadendo: le persone stanno mettendo personalmente fine alla pandemia, nonostante dal punto di vista medico sia tutt’altro che terminata. Sfiniti e frustrati, ignorano le restrizioni: la Pasqua del 2021, ad esempio, è stata presa decisamente molto più alla leggera della Pasqua del 2020, nonostante le restrizioni siano state sostanzialmente le stesse.