Google ha presentato una nuova esperienza di ricerca basata sulla sua intelligenza artificiale generativa, Gemini, capace di fornire singole risposte nel motore di ricerca ed evitare la vista e la navigazione in più pagine web.
In questo processo di progressivo allontanamento da Google, uno dei servizi che mi sono lasciato alle spalle, ma che avevo già abbandonato da tempo, è stato Gmail.
Sono sempre più distante da Google. Al di là del problema della privacy, che non è un problema da poco, e dell’invadenza con la quale cerca di distillare ogni spostamento del mio dito per propormi pubblicità mirata, ne sto facendo molto a meno a causa della sempre maggiore insignificanza del suo motore di ricerca nella mia vita e nelle mie ricerche online.
Si parla di telecamere e di riprese che non si vuol dare alla polizia che però le riesce ad avere lo stesso, e degli assistenti vocali che hanno sperperato il loro vantaggio sulle AI. Una parola sulla VPN di Google, una sulla depressione degli adolescenti, un’altra sul privilegio e per finire: cristalli di neve.
Si parla di Mona, e potrei anche chiuderla qui. Ma si parla anche di Mastodon, di Nokia che si rifà il trucco, di Google e degli investitori, che non si fidano più; di Microsoft ♥️ iPhone, e di Linkedin ♥️ imbarazzo; di social network che si pagano e di ChatGPT, ChatGPT ovunque!
Saper chiedere a un robot è, oggi, parimenti importante che sapersi leccare l’indice per sfogliare il Piccolo Palazzi: è acquisire competenze formative che serviranno sempre e in migliaia di contesti diversi. La conoscenza nasce dallo stimolo all’approfondimento, alla curiosità e alla competenza. È quello che insegnerò a mia figlia.