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privacy

2019


Paranoia capitalizzata

Ring, l’azienda che produce il campanello elettronico di proprietà di Amazon, sta stringendo accordi con le forze di polizia locali in USA, ma solo su base volontaria degli utenti, per la condivisione con le forze dell’ordine delle immagini rubate dall’alto dello zerbino sull’uscio.

Menare schiaffi al vento

Un paio di settimane fa Facebook ha ricevuto una multa da 5 miliardi di dollari dalla Federal Trade Commission in USA. Nello stesso giorno le azioni sono aumentate del 2%, il suo valore di 10 miliardi di dollari. La multa non ha cambiato il modo in cui la società raccoglie e condivide i dati, gli investitori hanno quindi sostenuto l’azienda perché il modello di business è rimasto invariato e vincente: investire in Facebook risulta ancora assai redditizio.

Il messaggio deve essere distrutto

A molti sarà capitato almeno una volta di ricevere una email che si concludeva con un lungo messaggio in cui si comunicava al destinatario la natura personale delle informazioni contenute, e lo si avvertiva di distruggerla e di avvisare il mittente nel caso in cui fosse stata inviata per errore. Questi messaggi, chiamati in gergo tecnico disclaimer, non servono a niente.

Il criptovalore della privacy

Facebook ha lanciato la propria criptovaluta con il supporto di partner d’eccellenza (VISA, Mastercard, Uber, Vodafone, Spotify, Paypal, Ebay e tanti altri) e creando un’organizzazione indipendente con base in Svizzera. Zuckerberg non è attendibile in tema di privacy e sicurezza, e quando si parla di soldi un minimo di credibilità è necessaria: se non si muoveva in questo modo, probabilmente in pochi lo avrebbero preso sul serio.

Facebook e la mancanza di rispetto

Facebook ha dimostrato ripetutamente una mancanza di rispetto nei confronti dei consumatori e delle loro informazioni, traendo al contempo profitti dal loro sfruttamento. Lo ha detto il procuratore generale di New York, Letitia James, in merito all’indagine aperta nei confronti di Facebook: ha raccolto gli indirizzi email dei contatti di almeno 1,5 milioni di utenti. Facebook si è giustificata sostenendo si sia trattato di un errore. Un errore, un milione e mezzo di utenti coinvolti.

2018


Acqua e vento, Facebook

C’era un amico che in maniera goliardica quando si congedava salutava con un malaugurante «acqua e vento!»: invece di augurare buona giornata o buona salute, lui si accomiatava auspicando tempesta. Acqua e vento!, e andava via.

Mi vendo la privacy che non ho

I nostri dati sono ovunque. Possiamo limitarne l’accesso, ma non smetteremo di usare Google, né Facebook, né il web. È una battaglia impari e già persa, scrive Ian Bogost su Internazionale.

2017


Dio vede, provvede e sfrutta i big data

Se c’è una cosa che accomuna tutti gli essere umani è la nostra incurabile limitatezza. Ma se un algoritmo dovesse conoscerci meglio di noi stessi, suggerirci decisioni o prenderle per nostro conto, memorizzare e analizzare la nostra vita per trarre calcolate conclusioni nei momenti più importanti?