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Dumping ground for feelings

This post was edited and now has two versions, both in English and in Italian.

To me, journaling is an entirely unconventional practice in comparison to the features that digital journal applications offer writers. My diary is an emptying tray. I leave in it stories told as though I am not myself. It is a dumping ground for feelings, emotions, anger, disappointments, personal reflections, and lived life. It’s a drawer that I don’t know if I’ll open in the future.

This is why I don’t need a diary that proposes me old written things. I’m not willing to read my old blog posts once more; imagine my diary.

What I write is an outburst, a raw stream of consciousness. I like to have a digital copy, but, honestly, I still don’t understand what I can do with it. I can write on old paper and trash it immediately after, but I’m lazy, and usually I write on the bed and on my iPhone.

I write because it’s my pleasure and my purpose. Rereading what I wrote is a value added. I don’t even know if it’s a value, in truth; it’s an option that I couldn’t use.

I write to lose myself; I don’t write to find me.

Because of this, I’ve abandoned any journaling app and started to write on a note app. And I chose Bear as a dumping ground for my feelings.


Il journaling è, per me, una pratica del tutto atipica se confrontata con le possibilità che i diari digitali mettono a disposizione dei tenutari. Il mio diario è uno svuota-tasche. Ci lascio dentro cose successe e raccontate a un me stesso che non mi conosce. È una discarica di sentimenti, emozioni, rabbie, delusioni, riflessioni personali e vita vissuta. È un cassetto che non so se riaprirò in futuro.

Questo è il motivo per cui non mi piace e non mi curo di avere un diario che mi ripresenti vecchie cose che ho scritto. Mi si riproporrebbero, come coi peperoni. A stento rileggo le cose scritte sul blog, che è pubblico e dovrei.

Ciò che scrivo è uno sfogo, pura follia, flusso di coscienza netto e crudo. Mi piace tenerne una copia ma, francamente, non ho ancora capito cosa farne: potrei decidere di scrivere su carta straccia e cestinarla subito dopo aver terminato, ma sono pigro e solitamente scrivo a letto e sullo smartphone.

Scrivo, che è il mio stimolo e il mio fine. Rileggere ciò che ho scritto è un valore aggiunto. Non so nemmeno se sia un valore, in realtà: è un’opzione che potrei tenere in considerazione ma che non è detto accada. Finora mai.

Scrivo per perdermi, non per ritrovarmi.

Ed è per questo che ho abbandonato qualsiasi app di journaling e ho iniziato a registrate tutto su un’app di note.

E ho scelto Bear come discarica per la mia mente.